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Il 15 maggio è stato il 130° anniversario dell’enciclica Rerum Novarum.
La Rerum Novarum (Delle cose nuove) di Papa Pecci, Leone XIII, fu infatti pubblicata nel 1891. Con tale enciclica il Papa ha dato inizio alla dottrina sociale della Chiesa. “Che tu abbia in abbondanza ricchezze ed altri beni terreni o che ne sia privo, ciò all’eterna felicità non importa nulla; ma il buono o cattivo uso di questi beni, questo è ciò che sommamente importa”. “Queste parole erano rivolte agli uomini di fine Ottocento – dice Giuseppe Leoni- ma fortemente attuali anche per gli uomini del III millennio”.
Leoni, fermamente appunta quanto la dottrina sociale della Chiesa abbia anticipato, in tutti i campi, le fondamenta su cui oggi si basano i contratti sociali del lavoro, della famiglia, della solidarietà, la proprietà privata, etc.
Era la prima volta che la Chiesa cattolica prendeva in considerazione le questioni sociali e in particolare quelle operaie. Il mondo del lavoro in primo piano con la questione operaia costituiva infatti l’introduzione e il principale motivo dell’enciclica.
Vi invitiamo a leggere uno dei capolavori di un Papa illuminato che stilò argomentazioni quanto mai attuali e perfettamente condivisibili, non solo dai cattolici ma dalle persone che abbiano voglia di riflessioni alte e profonde allo stesso tempo.
“E’ già tutto scritto – conclude il leader di Federalismo Sì – Non abbiamo bisogno di vecchi o nuovi “garibaldini” come i politici che cianciano alla luna. Basterebbe un po’ di cultura e di umiltà, di onestà intellettuale che rispetti le regole universali del buon senso civico”.
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